venerdì 6 aprile 2018

Che mondo sarebbe senza i cattivi?

Non può esserci un Eroe senza un Cattivo. Non può esserci il Bene senza il Male. Non può esserci atto eroico senza un’azione malvagia da contrastare. Non può esserci una storia senza l’Archetipo dell’Ombra. In ogni buon racconto che si rispetti, il ruolo negativo dell’Ombra è affidato a personaggi definiti cattivi, antagonisti o nemici. C’è differenza tra queste definizioni. Solitamente, i cattivi e i nemici puntano all’annientamento dell’Eroe, alla sua morte. Il Cattivo e l’Eroe si scontrano perché hanno obiettivi opposti in assoluto conflitto; l’Antagonista, invece, può avere lo stesso scopo dell’Eroe ma cerca di raggiungerlo in modo diverso disapprovando quello dell’Eroe. Da un punto di vista psicologico, l’Ombra è il lato oscuro dell’Eroe, quella negativa popolata da paure, sentimenti malvagi ed egoisti (per esempio ne “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Robert Louis Balfor Stevenson); per questo la sua presenza è indispensabile. L’Eroe è chiamato, infatti, ad affrontare e sconfiggere il suo lato oscuro, la sua Ombra, tirando fuori il meglio di sé, anche a costo della vita. Solo quando un Cattivo è ben costruito, costringendo l’Eroe a essere all’altezza della sfida, la storia può dirsi veramente valida.
Non bisogna sottovalutare l’errore, che spesso si commette nel caratterizzare l’Ombra, di banalizzare la figura del Cattivo stereotipandola e riducendola a una semplice caricatura. Un Cattivo in quanto tale, solo perché nato così, è poco credibile; adatto magari alle favole per bambini. Un’Ombra ben costruita ha dei lati umani, delle debolezze, che spieghino il perché della sua scelta, del suo voler essere il Cattivo, che è convinto di essere nel giusto; dal suo punto di vista, infatti, è l’Eroe il nemico che vuole impedirgli di conseguire il suo bene, il suo scopo. L’esempio più riuscito di sempre è Dart Fener di Guerre Stellari. Ma ce ne sono molti altri nella letteratura di ogni tempo: Voldemort in “Harry Potter” di J. K. Rowling, O’Brien in “1984” di G. Orwell, Capitan Uncino nella serie di “Peter Pan” di J. M. Barrie, Uriah Heep nel romanzo “David Copperfield” di C. Dickens. Un’Ombra può addirittura riscattarsi e trasformarsi in un personaggio positivo proprio grazie a queste sue debolezze umane: per esempio il personaggio dell’Innominato ne “I Promessi Sposi”. Insomma, lo spessore psicologico dell’Ombra è da costruire tanto quanto quello dell’Eroe, forse anche di più. È l’Ombra il vero motore della storia. Se non ci fosse un Cattivo pronto a compiere un’azione malvagia, un torto da raddrizzare, a che servirebbe avere un Eroe? Cosa ci sarebbe da raccontare senza un equilibrio rotto (da un Cattivo) da ripristinare?
Bisogna ricordare, però, che l’Ombra è una funzione, una maschera, che può essere indossata da qualunque personaggio, per esempio il Mentore: basti pensare a “Il silenzio degli innocenti” di Thomas Harris.
Addirittura, l’Ombra può essere insita nell’Eroe stesso: quando il protagonista è lacerato da dubbi o sensi di colpa e si comporta in maniera autodistruttiva manifestando un desiderio di morte, come per esempio ne “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde.
L’Ombra, il Male, è insito nell’essere umano tanto quanto il Bene. È la lotta infinita tra queste due forze che l’uomo continua a raccontare da millenni, un modo come un altro per esorcizzare la paura che prima o poi non sia il Bene a trionfare, per spronare e suscitare il coraggio e la forza in nuovi, provvidenziali, Eroi.

To be continued...

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