venerdì 1 giugno 2018

“C’era una volta...” il Narratore

Quando si inizia a strutturare un romanzo e a creare un progetto narrativo con tanto di scaletta e profilo dei personaggi (vero che lo fate?), spesso non si pensa al Narratore. Questa presenza data per scontata, è fondamentale: non ci può essere storia senza l’io narrante. Tutto ciò che non è dialogo o pensiero dei personaggi è voce narrante. Ci avevate mai pensato? Chi è che descrive un’azione, un luogo, un personaggio? Il Narratore, a cui l’Autore ha affidato il compito di raccontare la sua storia. La scelta del tipo di Narratore è fondamentale e implica un uso ben preciso del punto di vista con cui viene raccontata la storia. La forma più comune è quella del Narratore Extradiegetico o Eterodiegetico, ovvero Esterno e onnisciente. È quel narratore che non è coinvolto nelle vicende e che conosce tutta la storia, sa anche quello che non sanno i personaggi e può raccontare flashback, o anticipare azioni e fatti futuri. Solitamente racconta in terza persona. Questa scelta narrativa è sempre stata molto usata, già fin dal 1800, ecco alcuni esempi: “Madame Bovary” di Gustave Flaubert, 1856; “La lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne, 1850; “I Malvoglia” di Giovanni Verga, 1881 ; “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello, 1904; “La casa degli spiriti” di Isabel Allende, 1982; e molti, moltissimi altri.
Il Narratore onnisciente, però, non è solo esterno alla storia, ma può essere anche interno e coincidere con il protagonista o un altro personaggio, come per esempio nel romanzo “Amabili resti” di Alice Sebold, in cui la voce narrante onnisciente è la protagonista: una ragazzina assassinata il cui spirito assiste a tutte le vicende successive alla sua morte.
Il Narratore Autodiegetico o Omodiegetico è il narratore interno e protagonista della storia; è il personaggio principale (o il secondario) che racconta cosa gli accade. In questo, però, la narrazione degli eventi è limitata alla presenza del protagonista in scena. Usare questo tipo di Narratore vincola l’autore a raccontare solo ed esclusivamente da un unico punto di vista. Non è facile impostare un romanzo in prima persona senza cadere nella tentazione di inserire un Narratore onnisciente quando diventa difficile spiegare fatti e situazioni accaduti in assenza del protagonista. Un bellissimo esempio di Narratore in prima persona in stile epistolare è “Dracula” di Bram Stoker del 1897. Un esempio molto più recente è il romanzo di Chiara Gamberale del 2010 “Le luci nelle case degli altri” raccontato dalla protagonista, Mandorla, una ragazzina rimasta orfana e accolta dai condòmini del palazzo dove abita insieme alla madre.
Una variante davvero interessante è quella del Narratore interno multiplo, ovvero, quando la storia è raccontata a “più mani”. È molto usata quando si vuole dare voce ai diversi sentimenti di tutti personaggi che prendono parte a una storia, si possono usare più narratori che raccontano la stessa vicenda da diversi punti di vista. Non è facile raccogliere le fila di un unico discorso con tanti protagonisti narranti, quindi prima di scegliere questo tipo di struttura è meglio creare un progetto narrativo molto accurato.
Un esempio meraviglioso di questa tecnica è “Frankenstein” di Mary Shelly, 1823, che inizia con la narrazione in prima persona dello scienziato, il dottor Frankenstein, e prosegue alternandosi con la narrazione in prima persona della Creatura, alla fine i due filoni narrativi si riuniranno. Molto più recente è il romanzo del 2003 “La custode di mia sorella” di Jodi Picoult, dove le toccanti vicende vengono raccontate attraverso il punto di vista di tutti i membri della famiglia Fitzgerald.
Esiste anche la Narrazione in seconda persona, per la verità molto rara in narrativa, che cerca di nascondere e oscurare l’io narrativo, rivolgendosi direttamente al lettore, facendolo diventare il protagonista della narrazione.
Spesso, quando un autore si accinge a scrivere il proprio romanzo è portato a scegliere e usare in modo spontaneo il tipo di Narratore che gli è più congeniale, ed è sicuramente la cosa migliore da fare per un esordiente. Tenere le fila del punto di vista narrativo non è né banale né scontato, un improvviso cambio dell’io narrante è la prima cosa che salta all’occhio del lettore. Quindi fate molta attenzione se volete sperimentare nuovi punti di vista!

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