venerdì 15 giugno 2018

La sostanza del conflitto

Ci possono essere storie belle o brutte, con personaggi interessanti o stereotipati, si può raccontare bene o raccontare male, ma qual è la sostanza di una storia? Cos’è che la rende tangibile ai nostri occhi ma soprattutto al nostro cuore? Che cosa ci permette di identificarci con il protagonista tanto da emozionarci davanti alle sue vicende? Alcuni risponderebbero a questa domanda dicendo: ovvio, il linguaggio, la capacità dell’autore di trasmettere le emozioni attraverso le parole. Ebbene, il linguaggio è lo strumento, ma non la sostanza della storia. Quello che fa scattare l’interesse del lettore nei confronti di un romanzo è l’empatia con il protagonista. Al di là che si tratti di un personaggio eroico o di un cattivo per eccellenza, quello che irretisce il lettore è la possibilità di provare le stesse cose che prova lui, condividerle e poter dire: Sì, anche io mi sento così. Ovviamente non mi riferisco alle vicende o ai fatti narrati in quanto tali, ma alle emozioni e ai sentimenti che appartengono in modo universale al genere umano e che vengono vissuti e proposti attraverso situazioni potenzialmente reali, nelle quali il protagonista è chiamato a compiere delle scelte. 
Partiamo dall’inizio. Il protagonista, come tutti i personaggi, è solitamente un essere umano, o comunque un essere umanizzato, e come tale possiede una propria visione del sé, l’ego; una visione dei personaggi a lui più vicini, con cui ha relazioni personali; e una visione dell’ambiente esterno, il mondo e la società. Quando un essere umano compie delle azioni o delle scelte, lo fa in base alla visione soggettiva che ha di questi tre livelli della realtà, con lo scopo di ottenere ciò che desidera o che gli serve, con la minor fatica possibile. Se il protagonista deve prendere un aereo ma ha il terrore di volare, magari perché sopravvissuto a un disastro aereo, dovrà confrontarsi con le proprie paure, affronterà un conflitto di I° livello, un conflitto interiore. Se salendo su quell’aereo il protagonista sa che perderà per sempre la donna che ama, si troverà davanti a un conflitto personale, di II° livello. Terza ipotesi, se il protagonista scegliendo di salire su quell’aereo sfiderà tutte le convenzioni sociali che invece gli imporrebbero di restare a terra, allora affronterà un conflitto extrapersonale, di III° livello. Le conseguenze delle azioni compiute dal protagonista in ognuno di questi conflitti, non sempre rispecchieranno le sue aspettative, e questo genererà altri conflitti, in un crescendo narrativo in cui il protagonista dovrà mostrare al lettore quanto forte sia la sua motivazione, la sua capacità di correre dei rischi e mettersi in gioco per conseguire lo scopo prefissatosi. 
Insomma, il conflitto nasce dal divario tra le aspettative del protagonista rispetto all’azione compiuta e l’effettivo risultato conseguito, che dipende non solo dal protagonista ma dalla realtà a lui circostante. Un personaggio che si lamenta perché non riesce a conquistare il cuore della sua amata, a sconfiggere il cattivo che lo tormenta, ma poi non fa nulla, non si mette in gioco, non corre dei rischi per ottenere ciò che vuole è solo un noioso, irritante ipocrita. Allo stesso modo, se l’obiettivo su cui si accanisce il protagonista è poco significativo e non è così importante da cambiare o influenzare completamente la storia e il destino dell’eroe, allora il lettore non riuscirà a farsi coinvolgere, a sentire empatia nei suoi confronti. 
La domanda che sorge spontanea a questo punto è: Come fare per mostrare tutto questo al lettore? Come creare un personaggio empatico con cui identificarsi e creare un feeling? La risposta è più semplice di quanto non si pensi. È sufficiente immedesimarsi nel personaggio e porsi una semplice domanda: Se fossi io nei panni del mio personaggio, in quella situazione, cosa farei? Se vivessi la storia che voglio raccontare, che cosa accadrebbe alla mia vita se riuscissi o fallissi nel mio intento?
Uno scrittore non inventa niente, uno scrittore è un fedele reporter del genere umano, il suo compito è raccontare partendo da dentro verso fuori. Se non prova in prima persona le emozioni dei suoi personaggi, come può sperare che le provino i suoi lettori? L’unica fonte attendibile della capacità di emozionare il lettore sei proprio tu!

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