domenica 10 giugno 2018

Prima dell’horror c’era il romanzo gotico

Il precursore del moderno romanzo horror è il romanzo gotico. 
Si tratta di un genere sviluppatosi a partire dalla seconda metà del settecento, sopratutto a opera di scrittori anglosassoni. La caratteristica è quella di unire elementi romantici a elementi dell’orrore. L’ambientazione di solito è quella di lande spettrali, castelli diroccati e abbazie decadenti, che poi è il tipico paesaggio inglese e scozzese del XIX° secolo. 
Il primo romanzo gotico è “Il castello di Otranto”, di Horace Walpole, risalente al 1765. 
 La storia è quella della famiglia di Manfredi, principe di Otranto non per diritto bensì per casualità. Il suo primogenito, il malaticcio Corrado, dovrebbe sposarsi con Isabella, erede legittima del principato, ma un gigantesco elmo simile a quello della statua del leggendario principe Alfonso cala dal cielo e lo schiaccia. Manfredi decide allora di sposare egli stesso Isabella, anche se per fare ciò deve ripudiare sua moglie Ippolita. L'elemento gotico si limita alla presenza spettrale del principe Alfonso, che si palesa come una gigantesca armatura che terrorizza i servi del castello. Per il resto il romanzo si concentra sulla virtù delle donne della famiglia e sulla cattiveria di Manfredi, finendo per essere un racconto moraleggiante che risente tantissimo della sua epoca. 
Seguono a questo romanzo “Il monaco” del 1769, di Mathew J. Lewis; “L’italiano” di Ann Radclife, 1797; “Melmoth. L’uomo errante” di Charles Maturin, prozio di Oscar Wilde, datato 1820. 
Essendo romanzi della fine del ‘700, hanno la tipica struttura a cornice dell’epoca e, invero, non sono capolavori immortali della letteratura. 
L’unico che spicca un pochettino è “Il monaco”, che suscitò un tale scalpore all'epoca da costringere l'autore a pubblicarne una versione censurata appena due anni dopo. Ambientato in Spagna, narra della discesa nel peccato del padre Cappuccino Ambrosio, uomo incline alle passioni più violente e sfrenate che si ammanta della virtù della religione solo per vanità. Ci penserà la bella Matilda, la strega, a spingerlo lungo una via fatta di peccati sempre più efferati, fino a un terribile delitto incestuoso. L'aspetto gotico sta nelle cripte dei conventi e nei lugubri castelli tedeschi infestati da fantasmi. 
La vera svolta nel romanzo gotico arriva con “Frankestein” di Mary Godwin Shelley, 1818, che l’autrice scrisse durante una vacanza assieme al marito, il poeta Shelley, e Lord Byron e Polidori, autore del racconto “Il vampiro”. 
Il giovane Victor Frankstein (ricordiamo che il nome si riferisce al creatore, mentre la creatura viene semplicemente definita "mostro"), attraverso lo studio della filosofia naturale, cioé la chimica, riesce a dare la vita a una creatura che, tuttavia, è così brutta e deforme che Victor se ne pente immediatamente e la caccia. Il mostro, come un bambino, si ritrova a vagare per la natura e a imparare man mano tutto ciò che c'è da sapere. È quando gli umani cominceranno a scacciarlo a causa della sua fisionomia spaventevole che egli diventerà un assassino, ma non malvagio, semplicemente frustrato e deluso per la cattiveria subita, in primis dal suo creatore. 
“Frankstein” è intriso di romanticismo molto più dei suoi predecessori. Analizza la follia tutta umana di volersi sostituire a Dio nella creazione (infatti il sottotitolo è “Moderno Prometeo”, dall’idea del furto della scintilla divina) ed è anche considerato il primo romanzo fantascientifico, dato che teorizza la possibilità di dare la vita attraverso uno studio scientifico.

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